From: Kometa
Sent: Wednesday, June 05, 2013 9:35 PM
Subject: Slc Eccezione Culturale
 
Con il suggerimento della massima diffusione attraverso i rispettivi individuali canali informativi    K 
From: troupe
Sent: Wednesday, June 05, 2013 9:19 PM
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Subject: eccezione culturale
 

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Sindacato Lavoratori Comunicazione

SLC - CGIL Nazionale

Area Produzione Culturale

 

via Ofanto, 18    00198  Roma    Tel. +39 06 88 40 505    Fax +39 06 84 17 303   Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

IMPORTANTE

Vi invitiamo a sottoscrivere la petizione “TUTELIAMO L’ECCEZIONE CULTURALE”

per tentare di raccogliere in breve tempo il maggior numero di firme possibili a sostegno dell’azione promossa da  ASSOCIAZIONI IMPRENDITORIALI, ORGANIZZAZIONI SINDACALI,IMPRESE, AUTORI, REGISTI, ATTORI.

Il 14 giugno il Parlamento Europeo riunito a Strasburgo darà alla Commissione dell’Unione Europea le linee direttrici per il negoziato sul mercato unico tra Europa e Stati Uniti che verrà poi formalizzato dai ministri del commercio estero dei 27 paesi dell’Unione. Tra i temi rilevanti del negoziato ci sarà quello relativo all’esclusione della cultura e dell’audiovisivo dal trattato, com’è accaduto fin qui da quando fu decisa la cosiddetta “eccezione culturale”. Oggi tutto ciò è in serio pericolo e il terreno del confronto si fa più complesso. Vent’anni fa l’espressione «eccezione culturale» ha consentito la nascita dell’industria di produzione culturale europea di oggi. Adesso è il momento di adeguare quella definizione alle tecnologie e ai tempi nuovi.

Senza eccezione culturale le grandi aziende americane che tentano di monopolizzare la distribuzione di contenuti avranno mano libera, e potranno invadere ancor più i mercati europei, che non possono competere ad armi pari con chi ha di fatto il monopolio dei servizi online e può utilizzare la lingua più diffusa al mondo.

Il web è una grande opportunità per l’Europa tutta, per le nostre differenti culture, le nostre differenti lingue, le nostre mille sensibilità.

Noi vorremmo che la Commissione negoziasse il futuro anche per noi. Per il nostro settore, per l’Italia e per l’Europa. 

La procedura di sottoscrizione è la seguente:

-          collegarsi a: http://firmiamo.it/tuteliamo-l-eccezione-culturale#petition

-          cliccare sul riquadro rosso “firma” (che va cliccato per due volte)

-          inserire nella schermata di registrazione il proprio nome e cognome e un indirizzo mail (i dati obbligatori sono contrassegnati da asterisco)          suggeriamo di inserire la qualifica professionale nella sezione “commento”

-          attendere un messaggio di richiesta di conferma della sottoscrizione (sull’indirizzo e-mail registrato)

-          procedere con la conferma.

La procedura di sottoscrizione sarà completata solo dopo aver effettuato tale conferma.

Contiamo sulla collaborazione di tutti.

Slc - Cgil

Area Produzione Culturale

 

                                                                               (Umberto CARRETTI)

Copiamo la lettera inviata al Presidente del Consiglio Letta

 
Al Presidente del Consiglio dei Ministri
Esclusione della cultura e dell’audiovisivo
dal mandato negoziale alla Commissione Europea per il TTIP
 
Signor Presidente del Consiglio,
il prossimo 14 Giugno i 27 Stati membri dell'Unione Europea saranno chiamati a pronunciarsi sulla versione definitiva del mandato negoziale che definirà gli accordi commerciali di libero scambio fra l'Europa e gli Stati Uniti. Dovranno cioè votare – tra l’altro - a favore o contro l'esclusione delle opere e dei servizi culturali e audiovisivi dal perimetro della nascente trattativa.
La posta in gioco è storica e, a un tempo, la storia si ripete.
Vent’anni fa l’espressione « eccezione culturale » ha consentito la nascita dell’industria di produzione culturale europea di oggi. Per quel sottile ma resistente distinguo, sono stati garantiti nel tempo investimenti in contenuti e reti da parte di imprese diffuse su tutto il territorio europeo ed italiano, prevalentemente medie e piccole. Alla fine di questo ciclo sono cresciuti talenti, risorse, competenze, numero di occupati e questo è il momento di adeguare quella definizione alle tecnologie e ai tempi nuovi.
L’industria di produzione culturale è forte.
Le opere audiovisive italiane sono tante, popolari e sperimentali, cinematografiche e televisive, di grande successo o di nicchia, sono amate dal pubblico e sono selezionate e premiate nei Festival di tutto il mondo. E producono reddito e cultura diffusa sui territori regionali.
I Paesi europei, però, non sono tutti uguali: la forza delle industrie culturali nazionali è un elemento distintivo tra essi. Diversità, quindi: di storia industriale, di politica economica, di lingua e letteratura, di patrimonio paesaggistico e artistico, di capacità tecniche, di creatività, di amministrazione pubblica, di vocazione imprenditoriale, di propensione al consumo, di investimenti e risparmi, di clima, di dimensione territoriale e campanili, di metodo e di merito, di strategie e tattiche, di tatticismi, di aspettative e di energie vitali, di attendismi, di indecisioni. Di DNA.
Questo e molto altro è nel significato di « diversità culturale ».
L’Italia conta in Europa pochi elementi di forza e molte debolezze : l’industria culturale è forte, malgrado una politica spesso disattenta, è stata costruita su un glorioso passato ed è una delle leve per lo sviluppo futuro.
Nei discorsi programmatici di insediamento del Suo Esecutivo, Lei ha tracciato un segno di forte discontinuità con il passato, individuando proprio nell’industria culturale una grande risorsa e, ancor più, una grande opportunità per lo sviluppo del Paese, sulla quale l’azione del Governo intende puntare.
Ci preoccupa quindi quanto contenuto nelle “linee rosse” della Commissione Europea, poiché non evidenziano nulla di tutto questo: né politiche per la diversità culturale, né uno spazio politico per indirizzare l’evoluzione della tecnologia digitale sono sufficienti. Possono essere dannosi, poiché rischiano di distogliere l’attenzione dalla vera posta in gioco, che è di natura tanto economica quanto culturale.
Gli Stati Uniti tornano a chiedere oggi quello che avevano capito essere importante già vent’anni fa. Sono cambiati i nomi, il Presidente, le compagnie. E’ cambiata la forma del mondo da allora e la sua economia. La sostanza della richiesta è perfettamente coerente e legittima.
Allora, in quello che era il Trattato commerciale del futuro, in un’epoca remota in cui esistevano ancora le distinzioni analogiche, i limiti della terra erano chiari e le posizioni da prendere più definite.
Oggi questi limiti non ci sono più. Il mondo digitale non ha nazionalità, regime fiscale, barriere fisiche o adempimenti amministrativi.
Gli operatori digitali americani oggi non hanno sedi, dipendenti, fatturato, fornitori, impegni, vincoli in Europa. Non investono in reti e contenuti né sui territori. Non creano valore, né valore aggiunto, né gettito fiscale. Non rispettano quindi le differenze, le considerano impedimenti.
La liberalizzazione del mercato dei servizi audiovisivi abbatterebbe radicalmente e repentinamente il valore aggiunto generato dalle attuali filiere distributive del prodotto in tutta Europa, con danno per le imprese locali derivante da riduzione degli scambi sul mercato interno europeo, depressione della domanda di prodotto non mainstream e scarsissima capacità di accesso allo scaffale dei prodotti nazionali.
La previsione di un rapidissimo processo di concentrazione delle funzioni di produzione e distribuzione fuori dall’Europa è coerente con quanto già accaduto fino ai primi anni del Duemila nell’industria statunitense dell’intrattenimento, che diventerebbe naturale interlocutore privilegiato dei nuovi giganti della distribuzione, con trasferimento oltreatlantico anche della funzione editoriale, attualmente invece molto diffusa in Europa.
Gli Stati Uniti, a eccezione culturale vigente, hanno comunque dominato con il proprio prodotto audiovisivo, negli ultimi vent’anni, i mercati tradizionali europei, anche se con qualche felice eccezione del settore radiotelevisivo e dell’industria creativa.
Ma domani i servizi globali online saranno uno dei principali canali di distribuzione e un temibile concorrente per i tradizionali servizi media europei.
Oggi non si arriva alla decina di unità, volendo contare le compagnie che controllano la prevalenza dei contenuti che viaggiano sulla rete globale. Si propongono come aggregatori: irrilevante dove e chi abbia ideato e prodotto le opere e dove e chi ne fruisca. Quelle compagnie contano in centinaia di milioni le visualizzazioni e gli utenti unici, di cui conoscono tutti i dati sensibili e che, semplicemente, rivendono al miglior offerente, monetizzando.
In questo scenario, la garanzia offerta dalla Commissione è appena sufficiente a difendere l’esistente.
Non c'è reale promozione delle opere, degli autori, dei lavoratori, della creatività, del talento, della passione, della visione, del mondo dei servizi, di quella piccola e media imprenditoria, di quell’occupazione giovanile che caratterizza l’audiovisivo nel nostro continente.
Noi vorremmo che la Commissione negoziasse il futuro anche per noi. Per il nostro settore, per l’Italia e per l’Europa.
Quindi noi semplicemente non vogliamo che in questo Trattato si negozi sulle opere e sui servizi culturali e audiovisivi, in nessuna forma, a partire dalle reti di distribuzione on line. Si tratta di una questione culturale ed economica: Confindustria stessa condivide questa nostra posizione e l’ha fatta propria.
L’attuale Commissione Europea aprirà ma non porterà a termine il Trattato con gli Stati Uniti, e non sappiamo quanto durerà il negoziato.
Non sappiamo chi succederà agli attuali Commissari, né quale Parlamento Europeo sarà eletto a breve. Sappiamo invece che l’esclusione dell’audiovisivo dal mandato, in tutte le sue declinazioni ed articolazioni, consentirà ai singoli paesi di decidere quali debbano essere le proprie politiche di sviluppo in questo settore, oggi e in futuro.
Il Parlamento Europeo si è espresso esattamente, chiaramente, a maggioranza schiacciante, in questo senso.
Vi chiediamo che i 29 punti dell’Italia siano a fianco della Francia, dell’Ungheria, della Grecia nel voto del 14 giugno, se il voto sarà a maggioranza qualificata. Per l’esclusione totale. Senza tatticismi o rinvii a tempi di cui nessuno conosce le grandezze. Senza paura di prendere una posizione forte, avendone le ragioni.
Vi vorremmo anche chiedere di invocare l’art. 207 (4) a) del TFUE, vale a dire di invocare l’unanimità. Anche qui, gli estremi ci sono, se si pensa alla diversità culturale nella sua accezione autentica e non ghettizzante. E’ in gioco il progresso e la coesione culturale dell’Europa intera, la capacità di esprimere appieno, secondo il Trattato di Lisbona, la ricchezza e le differenze delle nostre identità. Così come è in gioco la ricchezza dei suoi territori, in un’ottica di sviluppo locale armonico e di coesione sociale. Ma non solo: è questione del futuro di un intero comparto industriale che produce ricchezza per il Paese e occupazione qualificata. E’ in gioco la possibilità per ogni paese di costruire il proprio patrimonio culturale. E’ in gioco un po’ la libertà di tutti.
Voglia ricevere, signor Presidente, le nostra richiesta e voglia condividerla con i Ministri del suo Governo prima di prendere una posizione ufficiale verso la Commissione e verso gli altri Paesi membri.
Noi attenderemo fiduciosi la comunicazione della scelta del nostro Governo e la condivideremo con tutti gli interessati. Pensiamo di poterli contare in Italia in centinaia di migliaia.
Voglia ricevere i nostri più distinti saluti e auguri di buon lavoro.
100AUTORI –Associazione della Autorialità Cinetelevisiva
ACEC- Associazione Cattolica Esercenti Cinema
AFIC – Associazione Festival Italiani di Cinema
AGIS –Associazione Generale Italiana dello Spettacolo
AGPC- Associazione Giovani Produttori Cinematografici
AIDAC-Associazione Italiana Dialoghisti Adattatori Cinetelevisivi
ANAC-Associazione Nazionale Autori Cinematografici
ANEC –Associazione Nazionale Esercenti Cinema
ANEM- Associazione Nazionale Esercenti Multiplex
ANICA –Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive e Multimediali
APE –Associazione Produttori Esecutivi
APIL – Associazione Produttori Indipendenti Lombardia
APT – Associazione Produttori Televisivi
ART- Associazione Registi Fiction Televisiva
ASIFA – Associazione Italiana Film d’Animazione
CONFINDUSTRIA CULTURA ITALIA
DOC/IT - Associazione Documentaristi Italiani
ITALIAN FILM COMMISSIONS- Coordinamento delle Film Commission
ISTITUTO GIURIDICO DELLO SPETTACOLO
FICE – Federazione Italiana Cinema d’Essai
FIDAC – Federazione Italiana delle Associazioni Cineaudiovisive
FISTel -CISL
LARA –Libera Associazione Rappresentanti Artisti
MEDIASET
MEDUSA FILM
NUOVO IMAIE – Istituto per la Tutela dei Diritti degli Artisti Interpreti Esecutori
RAI - RADIOTELEVISIONE ITALIANA
SACT- Scrittori Associati di Cinema e Televisione Italiani
SAI – Sindacato Attori Italiani
SLC- CGIL
SNCCI - Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani
SNGCI -Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici Italiani
UILCOM -UIL
UNIVIDEO – Unione Italiana Editoria Audiovisiva
 
Roma, 3 giugno 2013