Relazione introduttiva presentata durante la Conferenza Stampa tenutasi in CGIL Nazionale
30 aprile 2010
Sindacato Lavoratori Comunicazione
Ufficio Sindacale Troupe
La realizzazione di riprese cineaudiovisive in territorio estero
In tutti i paesi del mondo occidentale l’industria dell’audiovisivo è considerata una formidabile risorsa strategica: crea economia e produce cultura, con questo assolvendo anche all’obbligo di definire l’identità del Paese. Si creano grandi quantità di occasioni di lavoro altamente qualificato e professionale e si esporta la capacità di elaborare i valori della comunità.
E’, inoltre, un’industria con particolari caratteristiche di ecocompatibilità, riproducibilità, esportabilità e, quando a regime, di autofinanziamento. La sua esportazione all’estero parla dell’Italia non meno dei prodotti enogastronomici e dell’alta moda.
Non è possibile ottenere il meglio delle capacità realizzative se non si creano le condizioni di messa a sistema per favorirle. Il Cinema italiano è stato grande, la nostra produzione di fiction ha raggiunto alti livelli qualitativi, ci sono le condizioni per il salto qualitativo necessario per tornare a rappresentare l’eccellenza mondiale.
E’ una scommessa che si può vincere, e le organizzazioni sindacali dei lavoratori e datoriali del settore operano da tempo per questo obiettivo: formazione, qualificazione dell’apprendistato, certificazione professionale, flessibilità contrattuale. In sostanza recupero del carattere industriale del settore del cineaudiovisivo, mantenendo vive le connotazioni artigianali e di “mestiere” ma con la consapevolezza delle evoluzioni tecnologiche e di linguaggio.
Un impegno che ha tenuto conto di tutte le occasioni proposte dalla Comunità Europea, che, peraltro, invita gli Stati membri a programmare politiche economiche destinate allo sviluppo del settore audiovisivo.
Invece assistiamo ad una costante e progressiva deriva dell’attenzione nazionale al settore. Da tempo denunciamo il problema della delocalizzazione.
Un anno e mezzo fa scrivevamo alla RAI, in relazione alla segnalazione che ci perveniva relativa all’inizio di riprese di due fiction in Argentina:
“A questo ufficio appare evidente la contraddizione relativa alla realizzazione di progetti che sono completamente finanziati dall' Ente Pubblico, quindi con investimento e relativo rischio d'impresa nulli e che servono solo a trasferire risorse per garantire occupazione argentina.
Ci sembra peraltro evidente che la scelta è dettata dalla sola convenienza economica per la conseguente riduzione di costi e esprimiamo forte preoccupazione per la creazione di un precedente che interviene come elemento di dumping nei confronti delle aziende che continuano ad investire in Italia o comunque sugli addetti del settore italiani.
Siamo altresì certi che tale precedente creerebbe un ricorso sempre più pronunciato a queste forme di riduzione di costi.”
E l’ottobre scorso abbiamo dovuto, per una nostra manifestazione indetta alla programmazione al cinema Adriano in Roma del “Barbarossa”, rispondere all’attacco del “Corriere della Sera” che difendeva la scelta del regista Martinelli di girare il film in Romania:
“esprimiamo grande soddisfazione nel sapere che il Martinelli non ama lavorare in Italia, viste le sue imbararazzanti dichiarazioni su orari e salari: secondo il geniale regista il macchinista italiano viene retribuito con € 1500 al giorno (falso) mentre quello rumeno € 300 al giorno ( è viva in noi la speranza che l’abbiano fregato in maniera così grossolana).
Rimaniamo di nuovo esterrefatti nel considerare che il progetto Barbarossa di interesse culturale residuale nel panorama nazionale, preveda un grosso sforzo finanziario, investito quasi completamente in Romania, di RAI Cinema e RAI Fiction. Ulteriore schiaffo in faccia alla necessità di rivalorizzazione delle professionalità italiane e della necessità di un rilancio nazionale del settore, dopo le ultime fiction prodotte in Argentina.
Quanto sopra per contrastare il più possibile che le scelte dell’emittente pubblica si possano basare sulle posizioni dell’eminente Martinelli.”
Siamo stati facili profeti in relazione ad un fenomeno che ha ormai assunto dimensioni da sfacelo.
ANALISI
La seguente analisi evidenzia l’incremento delle tempistiche realizzative di riprese cine-televisive in territorio estero dal 2008 ad aprile 2010.
Senza voler minimamente censurare e condizionare l’autonoma scelta autorale e imprenditoriale nell’ipotizzare e realizzare, in parte o in toto, le riprese del prodotto in territorio estero, è doveroso esporre le conseguenze che tali scelte generano al settore professionale dei lavoratori del set, al comparto industriale dei fornitori cine-televisivi, e il conseguente danno derivante dai mancati introiti per le casse previdenziali e fiscali dello stato.
Nella storia della narrazione filmica le ambientazioni estere si sono sempre riscontrate, mantenendo però le connotazioni del prodotto italiano, con tecnici e maestranze italiane. Oggi il problema si fa più presente, esteso alla produzione per la televisione e per il prodotto pubblicitario, e si traduce sostanzialmente nella delocalizzazione del prodotto: filmati ambientati in Italia realizzati in territorio straniero, con conseguente perdita occupazionale per il nostro settore, data la contrazione del numero di professionisti impegnati e per l’utilizzazione di lavoratori locali.
DATI
Tutti i dati esposti di seguito, le quantificazioni dei prodotti, la loro durata, le tempistiche realizzative in territorio estero, l’entità numerica dei lavoratori impegnati, sono solo quelli presenti nel nostro archivio, e pertanto rappresentano un’aggregazione significativa, pure se da approssimare per difetto.
Le analisi economiche esposte, sono le risultanze di una approfondita e ponderata verifica che quantifica esclusivamente i costi industriali (di set) del prodotto filmico, il cosiddetto sotto la linea, sottostimandoli e omettendo i costi relativi a soggetto, sceneggiatura, regia, e interpreti protagonisti. Lo studio si concentra esclusivamente sui costi del personale di set impiegati nelle tempistiche delle riprese.
Tutte le quantificazioni economiche sono state verificate e concordate con professionisti amministrativi del settore.
METODICA
Non potendo conoscere il reale costo di ogni prodotto, viste le molteplici variabili dei singoli, (moderno o di epoca, intimista o di massa, ecc ecc) è ipotizzato il costo industriale sotto la linea di un medio film cinema (8 settimane di riprese) di un film TV (2 puntate da 100 m realizzato in 8 settimane di riprese) e la lunga serialità TV (12 puntate da 100 m realizzate in 22 settimane di 1° unita e di 10 settimane di 2° unita = 32 settimane), ricavandone i costi della singola settimana. Anche se il costo di un Film TV 2 puntate è paragonabile al Film cinema, per i prodotti televisivi si è sempre esposta la tabella (inferiore) risultante dai costi per la lunga serialità.
E’ calcolato il costo medio settimanale di una troupe di set e , sottostimandolo, il reddito medio ipotizzato per il singolo lavoratore (€ 1200). Si segnala che le lavorazioni fuori sede automatizzano la concessione per la prestazione lavorativa aggiuntiva alla 6° giornata.
Per le quantificazioni numeriche di una troupe di set, si è confermata la composizione standard di 50 elementi, calcolando la perdita di 20 – 30 unita di lavoratori italiani per tutto il periodo delle tempistiche realizzative estere.
Si evidenzia che, negli elenchi troupe giacenti presso il nostro Ufficio Sindacale Troupe, nei casi in cui la produzione ha fornito l’elenco dei colleghi stranieri, si contano entità numeriche oscillanti da 54 a 72. Che in molti casi, di lavorazioni in partenza in territorio straniero, i suddetti elenchi troupe, riscontrano entità di colleghi italiani inferiori alle 10 unita.
Non è possibile quantificare i costi derivanti dall’impiego degli attori di secondo piano e delle figurazioni, di conseguenza nella casella corrispondente non appare mai nessun importo.
Diversamente per la sezione forniture e noleggi (pur non di competenza stretta di questo Ufficio), è sempre stata calcolata la perdita di reddito piena, anche se può accadere che parte delle forniture vengono utilizzate anche in territorio estero, il tutto a parziale compensazione del mancato calcolo derivante dalle prestazioni artistiche sopraesposte.
CONCLUSIONI
Lo studio realizzato ci consente di riassumere alcune evidenze: la progressione della perdita di occasioni di lavoro nel periodo 2008 - aprile 2010 supera le aspettative peggiori, con i primi 4 mesi del 2010 che già superano tutto il 2009.
Di conseguenza non soltanto si registra minor distribuzione economica ai lavoratori del settore, ma il relativo minor quantitativo di entrate per contribuzioni alla fiscalità generale e agli enti previdenziali assume lo stesso livello di progressione.
Le quantificazioni economiche risultanti, da questa analisi, dovrebbero sollecitare l’attivazione per una profonda riflessione sull’odierno utilizzo di risorse pubbliche, RAI e Ministeriali, concretamente utilizzate per il sostegno di cinematografie estere a danno di quella Italiana.
Aprile 2010
Ufficio Sindacale Troupe
video conferenza stampa: http://www.youtube.com/watch?v=5gdsjQfK2BI